giovedì, novembre 09, 2006

Mio padre? un'artista maledetto!



qui si parla d'arte, altro che telemarket!

Allora, al mio genitore avevano chiesto di ricalcare (praticamente rifare) una Madonna ridotta in condizioni pietose... durante l'opera ha clamorosamente sbagliato alcuni particolari e quindi, prima che l'artista potesse correggere, banalizzando l'opera, ho immortalato l'opera prima per effettuarne una critica che Sgarbi è l'ultimo dei coglioni (in realtà lo è per davvero)

Allora io torno ai tempi del liceo, quando, immedesimandomi della parte, ero capace di sostenere un'interrogazione di storia dell'arte quasi senza aprire libro e inventando deliranti considerazioni sulle opere

Andrea: cambio di stato, nuovo personaggio: Andrea critico d'arte

La "Madonna con Bambino" del Rescigno segue il filone decadente di artisti quali Bosch, Munch, l'ultimo Goya e in tempi recenti dell'artista svizzero H.r. Giger presentandoci un'opera che può esser vista come la quintessenza della sofferenza.

Distruggendo qualsiasi canone di sacralità l'artista provoca la società, le tradizioni e le intime strutture del potere ecclesiastico presentandoci una figura sacra clamorosamente colma di terrore, disagio esistenziale e se così lo possiamo chiamare (usando un termine decisamente abusato) mal di vivere.

Il terrore negli occhi del Bambino è lacerante e provoca non poco disagio nell'osservatore abituato, nell'immaginario collettivo, ad una figura sacra dal tradizionale sguardo rilassato; si può dire che l'espressione di Gesù bambino è la summa di tutto ciò che nel mondo può causare sensazioni di paura.

Dopo una prima, lancinante emozione il contorno stesso può ritenersi ancora più disturbante: la figura di Maria è consapevole del terrore negli occhi del suo pargolo e, resasi conto dell'inevitabilità e della gravità del tutto, non può far altro che assumere un'espressione di disagio e rassegnazione, comune, a questo punto, a quella dell'osservatore.

E quale può essere il colpo di grazia? Ovvio e lampante: l'uso di colori accesi, vivi, che contrastano in maniera decisa con tutto il resto.

E allora lì l'osservatore capisce tutto, il Rescigno nella sua opera ha fotografato l'intera società in cui viviamo: tutta luci, colori, inquietante allegria che galleggia su immensi abissi di disperazione.

Cosa avrà affrontato l'artista per arrivare a una tale lucida cognizione della realtà? La sua proverbiale artrosi? Un qualche contrasto con la mia matriarca? La perenne mancanza di sale sulle portate a casa nostra?

Ai poster l'ardua sentenza

4 commenti:

Unknown ha detto...

Delirante ma al tempo stesso pregno di significato. Probabilmente potresti dire di sapere più cose di Sgarbi, e potrebbe anche essere vero.

Aggiungerei una mia modestissima postilla all'analisi fatta dal critico: il pargolo ha quello sguardo perchè si è accorto che la sua corona d'oro sta arruginendo come quella della madre, che lo guarda con aria rassegnata. Ciò trasmette un chiaro messaggio: il deteriorarsi delle cose, materiali o immateriali che siano, è inevitabile, come inevitabile è lo scorrere del tempo.

Andrea ha detto...

vero vero, adesso capisco che anche tu non la studiavi molto la storia dell'arte

Anonimo ha detto...

Buahahahahah! :D
Andrea, sei uno stupido! :D

Anonimo ha detto...

E aggiungo che è fisicamente impossibile la compenetrazione delle due corone, da qui si evince un desiderio della disperazione di unirsi con un'altro sentimento dello stesso tipo, al fine di trovare una pace che non può esistere.